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Una notte d’agosto, seduti sul muraglione del porto di Costsaid, al riparo dall’assordante formicaio turistico estivo, proveniente dal centro storico del piccolo e prezioso paese, discorrevamo placidamente io, Edoardo e gli altri.

Nel cielo, la Luna baldanzosa e piena di sé si specchiava nell’esausto Mar. Solita com’è Lei a chiacchierar con le stelle, ascoltava in lontananza il fermento musicale che sgorgava dai locali protesi sul mare.

Era da un paio d’anni che non mi incontravo con Edoardo. Da piccoli, durante le nostre estati solevamo venir qui la sera, per cercare un angolo di pace nel nostro paesino stuprato dal branco turistico. Lui invece, come tanti miei amici, era emigrato per studiare e probabilmente in futuro per lavorare.

Impaziente mi voltai verso lui e dissi: “Ogni volta che mi ritrovo a parlare con qualcuno che non vedo da un po’ , rammento che il tempo passa inesorabilmente e non è possibile tornare indietro. A volte la malinconia assale il mio cuore spingendomi a ricordare alcuni piacevoli episodi passati; altre volte invece sono molto più felice di ciò che sono ora e non rimpiango minimamente quel che è stato. Dipende molto dal mio interlocutore!”.

Eduardo, dacché ricordi, aveva sempre avuto la predilezione per lo scrivere poesie e pensieri sul suo caro diario, ma quella notte mi regalò dei versi indimenticabili. Fissando il quieto Mar, mi disse:

“Quando ci penso, che il tempo è passato,

le vecchie madri che ci hanno portato,

poi le ragazze, che furono amore,

e poi le mogli e le figlie e le nuore,

femmina penso, se penso una gioia:

pensarci il maschio, ci penso la noia.

Quando ci penso, che il tempo è venuto,

la partigiana che qui ha combattuto,

quella colpita, ferita una volta,

e quella morta, che abbiamo sepolta,

femmina penso, se penso la pace:

pensarci il maschio, pensare non piace.

Quando ci penso, che il tempo ritorna,

che arriva il giorno che il giorno raggiorna,

penso che è nulla una pancia di donna,

e casa è pancia che tiene una gonna,

e pancia è cassa, che viene al finire,

che arriva il giorno che si va a dormire”.

E’ da tanto che non ci vediamo io e Edoardo. Ma penso ancora a quella notte, quando la Luna si specchiava nel Mare stremato e le stelle pulsavano nel Ciel.

(In ricordo di Edoardo Sanguineti

“Ballata delle donne”)

Dimmi, dimmi te come li potremmo definire. Dico loro perché non sono noi e nemmeno voi. Loro sono loro e non c’è niente da fare! Vivono in un altro mondo, in un’altra dimensione eppure camminano fra di noi, parlano dei nostri problemi, discutono di questioni spesso incomprensibili e tante volte sterili per noi.

Durante dei periodi prestabiliti inaugurano la stagione delle strette di mani e delle promesse aleatorie. Eccoli scendere dal loro mondo in mezzo a noi, apparire in Tv, chiedere l’amicizia su Facebook e addirittura li vediamo aggirarsi per le strade delle nostre ridenti e sconsolate cittadine.

Nick, ma secondo te ci fanno o lo sanno? Sono solo dei sonnambuli o degli scaltri funamboli?

“Josè, Josè, sono semplicemente dei politici. Adesso offrimi da bere che ho una gran sete!”

 

Sai Santi a volte lo sconforto mi assale e mi chiedo:

“perchè produrre altre carte, libri, incartamenti, scrivere ancora?

Forse dovremmo fermarci e provare a leggere tutto

quello che abbiamo prodotto negli ultimi 5000 anni.”


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