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notte fondaE’ notte fonda… è talmente tardi che a quest’ora si addormentano anche i guardiani notturni… Così tardi che persino la Luna inizia a raggruppare i propri effetti personali per lasciare il posto a suo marito il Sole. E in tutto questo, volgo il mio sguardo verso di lei, verso ovest e mi chiedo: “chissà tu che cosa stai facendo…?

Si potrebbe rispondere in maniera molto semplice a questa domanda con un bel “dormo”… ma la verità è che non ti sei mai vista mentre dormi… quello che crei… è una cosa magica. Quella notte lì in particolare ti fissavo con così tanta curiosità: il tuo adorabile corpo coperto dal lenzuolo e il tuo volto nudo e poggiato sul cuscino. I tuoi occhi chiusi e in movimento riempivano di quesiti la mia testa… “ma dove te ne vai? ogni notte, dove diavolo te ne vai? Che cosa sogni? Chi… sogni? E cosa fai…?

Mi avvicinai al tuo lato del letto, afferrai la tua mano… rimasi colpito per quanto era gelida. Tentai subito di riscaldarla strofinandoci le mie, ma fu inutile. Cosi poi decisi di stendermi accanto a te, e questo funzionò… o almeno fu la soluzione fino al mattino seguente. Io mi addormentai mezz’ora prima dell’alba… feci degli incubi quella notte. Sogni confusi invero, non saprei ricordarmene nemmeno uno…

Al mio risveglio pensai che te ne eri andata: letto disfatto, la sedia libera dalle tue vesti, la porta della camera spalancata e una finestra semiaperta. Era mezzogiorno, mi rattristì molto non vederti al risveglio… ma ci volle un attimo per tranquillizzarmi. Bastò un suono… il più bello che possa esistere in natura… E veniva dalla cucina, confuso da qualche rumore di acqua e piatti… così mi alzai sereno e tranquillo, raccolsi i pantaloni, infilai le scarpe e me ne scesi al piano di sotto. Ti trovai intenta a preparare il pranzo… ricordi? che bello… e ricordi anche cosa ti dissi?

<ridacchia> “non esiste nulla di più bello al mondo di svegliarsi ascoltando una tua risata…

Lo pensavo davvero, lo penso ancora… saperti felice, rende felice anche me. Ma…

La realtà ora è un’altra, sto fissando questa Luna prossima alla partenza. Ha fatto di nuovo i suoi bagagli, si accinge a salutarmi e a ringraziarmi per averle fatto compagnia. E’ sempre sola… anche lei… Volgo il mio sguardo a Est, Buongiorno Sole…

La pioggia nella notte scende sull’asfalto,
sopra i miei pensieri…
La luce dei lampioni appare flebile,
lasciando incerta la scelta della via.
Quel piccolo ombrello trasandato dichiara la sua resa
e il mio volto viene improvvisamente investito dalla fredda pioggia.
Alzo lo sguardo al cielo, confuso, perso, solo…
Anche il mio pianto si confonde tra la pioggia che ormai si riversa tutta sul mio viso.
Non riesco ad esprimere il mio dolore, seppur dentro stia urlando tremendamente.
Sono paure, desideri, sogni, incertezze, parole, gesti che opprimono il mio animo,
animo che vorrebbe con tutto se stesso esternare quelle sensazioni,
ma quella pioggia cosi forte pare azzittarlo marzialmente.

Eppure…
Non sta piovendo fuori…

Una notte d’agosto, seduti sul muraglione del porto di Costsaid, al riparo dall’assordante formicaio turistico estivo, proveniente dal centro storico del piccolo e prezioso paese, discorrevamo placidamente io, Edoardo e gli altri.

Nel cielo, la Luna baldanzosa e piena di sé si specchiava nell’esausto Mar. Solita com’è Lei a chiacchierar con le stelle, ascoltava in lontananza il fermento musicale che sgorgava dai locali protesi sul mare.

Era da un paio d’anni che non mi incontravo con Edoardo. Da piccoli, durante le nostre estati solevamo venir qui la sera, per cercare un angolo di pace nel nostro paesino stuprato dal branco turistico. Lui invece, come tanti miei amici, era emigrato per studiare e probabilmente in futuro per lavorare.

Impaziente mi voltai verso lui e dissi: “Ogni volta che mi ritrovo a parlare con qualcuno che non vedo da un po’ , rammento che il tempo passa inesorabilmente e non è possibile tornare indietro. A volte la malinconia assale il mio cuore spingendomi a ricordare alcuni piacevoli episodi passati; altre volte invece sono molto più felice di ciò che sono ora e non rimpiango minimamente quel che è stato. Dipende molto dal mio interlocutore!”.

Eduardo, dacché ricordi, aveva sempre avuto la predilezione per lo scrivere poesie e pensieri sul suo caro diario, ma quella notte mi regalò dei versi indimenticabili. Fissando il quieto Mar, mi disse:

“Quando ci penso, che il tempo è passato,

le vecchie madri che ci hanno portato,

poi le ragazze, che furono amore,

e poi le mogli e le figlie e le nuore,

femmina penso, se penso una gioia:

pensarci il maschio, ci penso la noia.

Quando ci penso, che il tempo è venuto,

la partigiana che qui ha combattuto,

quella colpita, ferita una volta,

e quella morta, che abbiamo sepolta,

femmina penso, se penso la pace:

pensarci il maschio, pensare non piace.

Quando ci penso, che il tempo ritorna,

che arriva il giorno che il giorno raggiorna,

penso che è nulla una pancia di donna,

e casa è pancia che tiene una gonna,

e pancia è cassa, che viene al finire,

che arriva il giorno che si va a dormire”.

E’ da tanto che non ci vediamo io e Edoardo. Ma penso ancora a quella notte, quando la Luna si specchiava nel Mare stremato e le stelle pulsavano nel Ciel.

(In ricordo di Edoardo Sanguineti

“Ballata delle donne”)